Nella mia lista di post da fare -perchè io non ho più una lista delle cose da fare, dato che non ho mai da fare una nena - ne ho segnato uno in cui avrei dovuto parlarvi della mia adorazione nei confronti di Leonardo Di Caprio. Come uomo, come attore, come figo, come buttatemelonellettoesaròlasuanuovarose, come bonazzo e... come figo l'ho già detto?
E quando ho riletto questa cosa nelle note del mio vecchio iPhone, mi è venuta in mente mia nonna.
Qual'è il nesso nonna-Di Caprio?
Nonna, quand'ero piccola, mi faceva sognare.
Ho sempre avuto un debole per Leo, fin da piccola. Ritagliavo immagini prese dagli articoli su Cioè per attaccarle in camera a mò di mosaico, collezionavo poster, magliette con la sua faccia, saltellavo come una capretta sarda se in tv passavano un suo film o se qualcuno mi regalava un film dove c'era lui. Anche cinque minuti, una misera comparsata. Ma io ero felice.
Titanic mi rimbecillì. E io feci rimbecillire tutta la mia famiglia. Me lo comprarono i miei, in vhs -per chi fosse nato troppo tardi e non avesse avuto il piacere di maneggiare quei mattoni, sono le videocassette- e io aspettai di essere a casa di mia nonna per guardarmelo.
Domenica, tutti là a pranzo. Trangugio tutto, scendo dalla sedia che, all'epoca, era come l'Everest per me e mi ci voleva tutta a scendere, e corro in salotto. Accendo tutti i macchinari e mi siedo sul divano di pelle marrone morbidissimo. Quel divano che ora chissà dov'è. Mi accomodo ma mancava ancora qualcosa.
Costringo tutti i presenti in cucina a trasferirsi di là con me. Gente, gli è toccato a tutti! Mamma, papà, zia di mamma e nonna. Forse anche qualche vicino. I miei zii se l'erano data a gambe prima!
Ero incantata. Guardavo il film con un'attenzione che, fuori, avrebbe anche potuto esserci un'altra guerra del Golfo, ma io non toglievo gli occhi da lì.
Ricordo che, nonostante l'immensa durata del film, una volta finito ho dovuto rimetterlo altre due volte.
Insomma, mia nonna aveva capito che Di Caprio era il mio idolo. All'epoca non vivevo ancora qui e, quasi ogni giorno mia nonna mi telefonava. S'inventò che il biondo passava davanti a casa sua! La cosa era così progettata bene che io, da poppante balocca che ero, ci credevo!
Mi diceva che si fermava nel bar davanti casa sua, che lei non ce la faceva a chiedergli un autografo perchè era sempre scortato, che era bello come nei film, che viaggiava su una macchina nera lucidissima. Ogni volta che andavo da lei speravo di vederlo, ma niente. Mi diceva che forse aveva da fare.
Intere conversazioni ricche di dettagli inesistenti che, però, mi facevano sognare. Ero così gelosa di quelle telefonate, soprattutto del contenuto, che non le raccontavo a nessuno. Nemmeno alla mia migliore amica del tempo, anche lei fanatica del Di Caprio International.
E niente, mi è tornata alla mente così in questi giorni: intenta a farmi felice, a sentirmi entusiasta e a regalarmi qualche sorriso in più.
Grazie nonna.
E quando ho riletto questa cosa nelle note del mio vecchio iPhone, mi è venuta in mente mia nonna.
Qual'è il nesso nonna-Di Caprio?
Nonna, quand'ero piccola, mi faceva sognare.
Ho sempre avuto un debole per Leo, fin da piccola. Ritagliavo immagini prese dagli articoli su Cioè per attaccarle in camera a mò di mosaico, collezionavo poster, magliette con la sua faccia, saltellavo come una capretta sarda se in tv passavano un suo film o se qualcuno mi regalava un film dove c'era lui. Anche cinque minuti, una misera comparsata. Ma io ero felice.
Titanic mi rimbecillì. E io feci rimbecillire tutta la mia famiglia. Me lo comprarono i miei, in vhs -per chi fosse nato troppo tardi e non avesse avuto il piacere di maneggiare quei mattoni, sono le videocassette- e io aspettai di essere a casa di mia nonna per guardarmelo.
Domenica, tutti là a pranzo. Trangugio tutto, scendo dalla sedia che, all'epoca, era come l'Everest per me e mi ci voleva tutta a scendere, e corro in salotto. Accendo tutti i macchinari e mi siedo sul divano di pelle marrone morbidissimo. Quel divano che ora chissà dov'è. Mi accomodo ma mancava ancora qualcosa.
Costringo tutti i presenti in cucina a trasferirsi di là con me. Gente, gli è toccato a tutti! Mamma, papà, zia di mamma e nonna. Forse anche qualche vicino. I miei zii se l'erano data a gambe prima!

Ricordo che, nonostante l'immensa durata del film, una volta finito ho dovuto rimetterlo altre due volte.
Insomma, mia nonna aveva capito che Di Caprio era il mio idolo. All'epoca non vivevo ancora qui e, quasi ogni giorno mia nonna mi telefonava. S'inventò che il biondo passava davanti a casa sua! La cosa era così progettata bene che io, da poppante balocca che ero, ci credevo!
Mi diceva che si fermava nel bar davanti casa sua, che lei non ce la faceva a chiedergli un autografo perchè era sempre scortato, che era bello come nei film, che viaggiava su una macchina nera lucidissima. Ogni volta che andavo da lei speravo di vederlo, ma niente. Mi diceva che forse aveva da fare.
Intere conversazioni ricche di dettagli inesistenti che, però, mi facevano sognare. Ero così gelosa di quelle telefonate, soprattutto del contenuto, che non le raccontavo a nessuno. Nemmeno alla mia migliore amica del tempo, anche lei fanatica del Di Caprio International.
E niente, mi è tornata alla mente così in questi giorni: intenta a farmi felice, a sentirmi entusiasta e a regalarmi qualche sorriso in più.
Grazie nonna.